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                    |  | SCHERZO 
                    DITIRAMBICO IN LODE DELLA CIOCCOLATA [Firenze 
                    MDCCXXVIII]
 
 
  Cambierei Mal grado degl’Iddei
 Da una chicchera di Nettare
 Una chicchera d’ambrata
 Cioccolata.
 Del Cacao, ch’entro la pasta
 Sparga zucchero e Cannella,
 Mia Nigella:
 Vuol Siviglia, ch’abbia odore,
 E sapore
 Di Vaniglia
 Dolce cosa,
 Odorosa,
 Ben frullata,
 Cioccolata
 Quando fuma
 Tutta spuma
 Cioccolata
 Per ristoro
 L’assaporo
 Sempre a sorsi,
 A seder, di quando in quando,
 Frammettendo dei discorsi,
 Delle pause in quantità.
 Virtù, e pratica non ha,
 Chi la bee senza girare,
 Senza sbattere la chicchera.
 Chi con gusto se la schicchera,
 Volta gli orli della Ciotola,
 E la spuma che s’attacca
 D’ogn’intorno accoglie, e stacca.
 Ma talor, se esperta sei
 Distemprar, Nigella dei
 Con l’eletto Cioccolate
 Fresco latte,
 Che così farà più pro,
 E assai più ti loderò.
 Che delizia sovrumana
 Quando tersa Porcellana
 Dolce tocca la mia bocca.
 Certo allor farei gran prove,
 Crederei, giurerei
 D’esser Giove;
 Ch’io mi sento brillar l’Anima
 Su per l’orlo delle labbra.
 Nò ch’io mai non crederò,
 Quando dite,
 Che Anfritrite
 Citerea
 Vaga dea
 Generò:
 Acidalia bella nacque
 Dalla spuma, non dell’acque;
 Forse un dì
 Dalle spume
 Di frullato
 Cioccolato
 Questo Nume
 Scaturì.
 Deh perché quand’io l’ingozzo,
 Ho il collo come un pozzo
 Lungo, o almen come una Gru,
 Per sentirmelo andar giù?
 Cioccolate dolce più
 Del Mel dolce, e della Manna,
 La mia Gola non s’inganna,
 Se di te forse una Conca,
 O men poco se ne cionca.
 Lascio bene, che dal Trace,
 Cui non piace
 Gentilezza, beasi il Te,
 Beasi l’ostico Caffè:
 Lascio ben, che dai Britanni
 Si tracanni
 Sidro, e Poncio;
 Non mi concio
 Di sì orridi miscugli,
 Di sì rei guazzabugli:
 Bensì Ch’io scambierei
 Mal grado degl’Iddei
 Da una chicchera di Nettare
 Una chicchera d’ambrata
 Cioccolata.
  
 
 (Parere intorno all’uso della cioccolata scritto in una 
                    lettera dal conte dottor Gio.Batista Felici all’illustriss. 
                    signora Lisabetta Girolami d’Ambra. In Firenze. Appresso 
                    Giuseppe Manni MDCCXXVIII. BNCF, Targioni Tozzetti. Misc. 
                    218.12. Inserto n. 12, pp.27-31).
 
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